Le e-bike, fra i tanti, hanno un grande pregio: farti arrivare in cima alla salita meno stanco, più lucido, più gasato e quindi più entusiasmato per l’imminente discesa.
Le geometrie e le dotazioni tecniche delle e-bike più recenti migliorano sempre più e di pari passo anche le aspettative di chi le guida.
Ecco, qui si entra nell’ambito degli upgrade, perché gli upgrade riguardano anche queste bici.

ohlins rxf 36
In fin dei conti, lo scopo è esattamente lo stesso: divertirsi in sella.
E allora prendete la Trek Powerfly 9 Lt Plus, quella che abbiamo testato di recente, una bici molto valida e con grandi potenzialità, come era stato scritto nel test.
Per esprimerle al meglio, visti anche i 150 mm di escursione sulla ruota posteriore, avevamo segnalato un paio di interventi, ovvero una forcella più “muscolosa” e delle gomme più cattive.

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Ebbene, passando dalle parole ai fatti, è venuto fuori questo articolo, ossia “come ti modifico una e-bike già molto raffinata”: forcella Ohlins Rxf 36 da 160 mm (qui le specifiche), ammortizzatore Ohlins Ttx 22 (qui il test su una Mtb da enduro) e gomme Schwalbe Nobby Nic Evolution da 3,0”.
Il risultato… beh, intanto guardate il video:

E adesso continuate a leggere…

La forcella Ohlins Rxf 36
Questa forcella cambia moltissimo la geometria della bici che, fra l’altro, durante il test è stata utilizzata sempre con la geometria nella posizione Low, ossia con l’angolo di sterzo nella posizione più aperta.

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I 10 mm di escursione in più di questa forcella apportano dei cambiamenti alla geometria della bici: la lunghezza della forcella (intesa come distanza mozzo-testa della forcella) Ohlins è di 57 cm contro i 56,1 cm della RockShox di serie però da 150 mm.
Per il test sono riuscito anche ad alzare il manubrio da terra, ovvero a risolvere un motivo di leggero disagio in discesa, come segnalato nel test della bici.
La Rxf 36 permette delle regolazioni molto ampie e la parte pneumatica è molto più facilmente regolabile rispetto alla Pike ma anche rispetto a una Fox 34.

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Infatti, oltre alla camera positiva (main chamber) esiste anche la ramp up chamber, ossia una camera pneumatica adibita alla regolazione della progressività della forcella.
Modificando la pressione al suo interno è possibile ottenere un comportamento più lineare o più progressivo e allo stesso tempo si riesce ad avere, comunque, una notevole sensibilità alle piccole sollecitazioni.

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Il pomello azzurro agisce sulle basse velocità di compressione, mentre la ghiera nera sulle alte velocità di compressione. Entrambi i registri sono indicizzati.

La regolazione della forcella, quindi, richiede un po’ di apprendistato, ma le prestazioni della bici e il piacere di guida cambiano in modo netto rispetto alla Pike.
Non che la RockShox Pike sia una forcella scadente, ma in presenza di una stazza importante come quella di una e-bike è molto facile apprezzare la maggiore solidità di una forcella come la Ohlins Rxf 36.

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L’offset della forcella è di 51 mm, valore identico a quello della RockShox Pike di serie.


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Il beneficio maggiore viene dalla costruzione della forcella: cannotto di sterzo e testa forcella, come detto e mostrato nel video, sono un pezzo unico in lega leggera ricavato dal pieno e questo dettaglio fa tanta differenza.
Aggiungete anche gli steli da 36 mm di diametro ed ecco che la ruota anteriore della Trek Powerfly Lt 9 Plus acquisisce tutta un’altra precisione.
La battuta Boost (l’unica possibile per la Rxf 36) e l’offset di 51 mm sono dettagli in comune con la RockShox Pike di serie.

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I parapolvere riportano la scritta Ohlins.

Le impressioni di guida
Con la complicità di gomme più larghe e artigliate, la Trek Powerfly 9 Lt Plus acquista tutto un altro carattere nella guida.
Dopo aver montato la forcella Ohlins si avverte un netto innalzamento delle capacità della bici e l’unico limite può essere rappresentato dal peso complessivo della bici.
Le sospensioni infatti invitano a spingere tanto, a lasciare i freni, ad azzardare le traiettorie e a cercare ben altre velocità in discesa.

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L’impatto estetico con queste modifiche si incattivisce di molto…

Il sistema Ttx di Ohlins, cioè la Twin Tube Technology, consente una costanza di prestazioni notevoli, ma soprattutto ogni click dei vari registri dell’idraulica apporta delle modifiche evidenti.
La scorrevolezza della forcella è da riferimento e, anche se il test nel complesso è durato solo 4 uscite, è stato comunque possibile apprezzare i benefici che questa forcella apporta nella guida.

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L’asse passante da 15×110 mm è di tipo bolt-on, cioè senza la leva di sgancio rapido, al pari della “sorellina” Rxf 34.

Le sensazioni, fatte le dovute considerazioni sulla tipologia di mezzo sul quale è stata montata e sui pesi generali in ballo, sono del tutto analoghe a quelle della Ohlins Rxf 34 della quale avevamo pubblicato qui il test.
Quindi, per incrementare la precisione e la confidenza di guida con una e-bike (in questo caso con travel posteriore già abbastanza consistente) una forcella più solida è un upgrade assolutamente da considerare.

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In questo specifico caso, però, è anche piuttosto impegnativo: 1265€ + Iva per un peso rilevato di 2,06 Kg (asse passante e spider per serie sterzo inclusi) non sono proprio bazzecole, ma stiamo parlando di Ohlins e di prestazioni ben al di sopra della media…
Nb: durante il test le pressioni utilizzate sono state le seguenti:
– main chamber: 110 Psi
– ramp up chamber: 250 Psi

L’ammortizzatore Ohlins Ttx 22
L’importatore italiano del marchio Ohlins, Andreani Group International, ha provveduto a fornire un ammortizzatore Ttx 22 adeguatamente modificato in fatto di corsa e interasse (205×57,5 mm) per la Trek Powerfly 9 Lt Plus.

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Quello di serie, un RockShox Deluxe Rt3 RE:aktiv, è uno dei punti di forza di questa bici e, onestamente, durante il test non ho sentito una particolare esigenza di sostituirlo.
Certo, non è il Super Deluxe, cioè la versione con piggy back, che assicura un comportamento migliore nelle discese più lunghe, ma la Pike Rc da 150 mm di serie mette una sorta di freno ai pruriti più endureggianti e di conseguenza l’ammortizzatore di serie diventa più che adeguato.

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Ma se si cambiano la forcella e le gomme anche l’ammortizzatore va adeguato e il Ttx 22 è davvero un bell’oggetto.
Le gomme 650b Plus da 3,0” rappresentano, però, un filtro piuttosto forte nella guida “sporcando” il canale di comunicazione fra biker e ammortizzatore, per cui non è facile apprezzarne fino in fondo il potenziale, a meno di non impegnarsi in discese lunghe e molto tirate.
Cosa che è successa spesso durante il test e in quel contesto lì la differenza con l’ammo di serie diventa più evidente: le prestazioni sono più costanti e la molla, nonostante le gomme da 3,0” e l’enorme evoluzione di un ammortizzatore ad aria come il Deluxe Rt3, è comunque un vantaggio.

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Il pomello azzurro agisce sulle basse velocità di compressione (16 click in tutto) e la ghiera retrostante di colore nero, invece, sulle alte velocità di compressione (tre posizioni).

L’Ohlins Ttx22, inoltre, consente una gamma di regolazioni più ampia (alte e basse velocità di compressione oltre alla velocità di ritorno), magari più difficile da capire e per palati più raffinati, che permettono al biker di arrivare alle impostazioni ottimali.
In questo caso, però, è cruciale il lavoro di tuning fatto da Andreani: ogni ammortizzatore deve essere configurato in base al peso del biker e alle specifiche della bici.
Quindi, roba da intenditori.

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Il registo della velocità di ritorno, di colore oro.

Le impressioni di guida
Durante il test ho trovato il mio setup ottimale in 4 click sul registro delle basse velocità di compressione e ho tenuto quello delle alte velocità nella posizione più bassa o, al massimo, in quella intermedia quando si affrontavano le discese.
In salita, però, le cose peggiorano un po’ rispetto al RockShox di serie: anche impostando la compressione sul “tutto chiuso”, cioè nell’impostazione più ferma possibile, l’ammortizzatore rimane molto più attivo del RockShox, rendendo molto meno efficace la pedalata in piedi sui pedali.
Fintanto che si sta seduti, invece, grazie anche all’arrotondamento della pedalata (passatemi il termine) permesso dal motore elettrico, le cose vanno meglio e si riesce a salire senza dispersioni evidenti di energia.

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Nell’offroad però è un piacere unico: la combinazione gomme Plus da 3,0” e ammortizzatore a molla permettono alla Trek Powerfly 9 Lt un comportamento simile a un overcraft, cioè a un mezzo che galleggia sopra gli ostacoli tramite un cuscino d’aria.
E in discesa?
Le cose migliorano ancora, anche se, per apprezzarne i benefici, occorre avere una sensibilità non indifferente nella guida, perché, come detto, la presenza di una gomma Plus “sporca” un po’ il feeling.
Il risultato, però, è un mezzo che sembra riuscire a passare sopra a tutto e che invita a “droppare” di più, grazie alla maggiore confidenza di guida trasmessa da sospensioni e gomme.
Piacere puro che arriva, però, solo dopo aver preso bene la mano con le gommone e il peso maggiore della bici se siete abituati alle Mtb tradizionali.
Insomma, messa così questa bici fa venire voglia di gareggiare a una prova del calendario E-Enduro oppure, se non avete alcuna ambizione agonistica, a dargli giù di brutto sui sentieri più tosti che conoscete…
E veniamo al prezzo, la nota meno felice: l’ammortizzatore Ohlins Ttx 22 costa 720€ + Iva e pesa, con la molla, 810 gr, costituendo così un aggravio di circa 500 gr rispetto al modello di serie.
Nulla di così grave, visto che parliamo di una e-bike il cui peso complessivo, comunque, è già abbastanza alto.

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Le gomme Schwalbe sono state utilizzate sulla Trek Powerfly 9 Lt Plus anche durante il Provalo con Noi a Massa Vecchia.

Le gomme Schwalbe Nobby Nic da 3,0”
Il modello provato è quello 2016, quindi non prevede il rinforzo extra Apex che caratterizza i modelli 2017, ma prevede la protezione SnakeSkin, tassellatura con mescola PaceStar, la compatibilità TubelessEasy (cruciale su una 650b Plus) e un battistrada di larghezza pari a 75 mm.

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Quindi, tanta gomma… e difatti il peso è adeguato: 970 gr rilevati per singolo copertone.
Le Schwalbe Nobby Nic in versione Plus rappresentano un netto passo in avanti in termini di grip, tanto in trazione quanto in curva, rispetto alle Bontrager Chupacabra da 2,8” montate di serie sulla Trek.
Ovviamente il peso ne risente e anche tanto, dato che parliamo di masse rotanti, e questo richiede un certo apprendistato, più o meno lungo a seconda delle proprie abitudini di guida.

Le impressioni di guida
La gomma da 3,0” trova facilmente spazio nel telaio della Trek e non le crea particolari disagi anche in condizioni di fango (ricordate i sentieri di Massa Vecchia durante il Provalo con Noi?), ma, anzi, ne migliora le prestazioni rispetto alle gomme originali.
Frenata, grip in salita, comfort e soprattutto confidenza di guida in curva aumentano in modo netto e in questo concorrono anche i cerchi SunRinglè Duroc da 40 mm di larghezza che impediscono alla gomma di deformarsi oltre il lecito.

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Le pressioni utilizzate durante il test sono state di 1,3-1,4 bar sulla posteriore e 1,3-1,2 bar sull’anteriore, a seconda delle situazioni.
Non sono mancati però gli inconvenienti, ovvero le forature: i terreni rocciosi sui quali abbiamo condotto questo test hanno creato un taglio sulla gomma posteriore, riparato solo una volta tornati a casa.
Per inciso, le gomme erano in assetto tubeless e questo ha incrementato, comunque, le loro prestazioni, soprattutto nei confronti di spine e corpi aguzzi.
Perché scegliere la sezione di 3,0” e non quella di 2,8”? Oppure ancora la nuova da 2,6”?
In linea di massima si può dire che quanto più si va forte e quanto più si ricercano sensazioni simili a quelle di una Mtb senza motore, tanto più si va verso gomme con sezione contenuta.
L’unica eccezione può essere rappresentata da terreni ghiaiosi-smossi o su fondi innevati abbastanza battuti sui quali la gomma da 3,0” è un innegabile vantaggio.
E veniamo al prezzo: il listino Schwalbe 2017 dice 64,90€ per la singola gomma e, considerata la quantità di materiale, è un prezzo tutto sommato non male.

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In conclusione…
La voglia di upgrade colpisce tutti e tutte le tipologie di bici e, sulle e-bike, se cerchiamo la migliore confidenza possibile nella guida, le sospensioni e le gomme, ma anche le ruote e i freni richiedono, se non soluzioni ad hoc, quanto meno componenti di maggiore solidità e resistenza.
I pesi in ballo, del resto, sono maggiori, ma la geometria e le tecnologie provengono (elettronica a parte) dalle Mtb tradizionali, per cui siamo portati a guidare le e-bike come fossero delle Mtb “senza motore”.
E questo richiede, ora, alcune accortezze in più, come, nel caso di questo articolo, sospensioni e gomme più vitaminizzate…

Per informazioni Ohlins.com oppure AndreaniGroup.com e Schwalbe.it

NB: come abbiamo scritto in un precedente articolo, i componenti di serie di tutte le e-bike non potrebbero essere sostituiti senza un consenso del produttore della e-bike in questione, pena il decadimento dell’omologazione del mezzo.
Per quanto non esista assoluta chiarezza su questo argomento è doveroso comunque segnalarvelo.

 

Simone Lanciotti

Salve, mi chiamo Simone Lanciotti... e sono un appassionato di mountain bike come voi. Qualche anno fa, beh, ormai 5 anni fa, ho provato la prima e-Mtb e si è aperto un mondo. Sono convinto che siano un'alternativa alle Mtb che potenzialmente riguarda tutti i biker. Il mio lavoro (e quello dello staff di eBikeCult che dirigo) è raccontarvi la loro evoluzione, come usarle al meglio e come vanno sui sentieri. Di seguito potete trovare tutti gli articoli firmati dal sottoscritto. Simone Lanciotti