MASSA MARITTIMA – Una cosa era chiara ed evidente domenica scorsa: la prima volta delle e-bike nell’enduro è stata un successo.
Pochi partecipanti (in termini assoluti), ma tutti soddisfatti.
Giorgio Righi, il vincitore della categoria e di certo non un “fermone”, ha le idee molto chiare e sulle e-bike ha maturato una visione quasi “integralista”:

«Faccio una premessa: quest’anno non volevo nemmeno partecipare al Superenduro perché sapevo che si sarebbe dovuto provare tanto e perché alla fine conta di più l’aver provato le Speciali che essere allenati.
Con delle prove così tecniche per me è obbligatorio stare fuori tre weekend, fra prove e gara.
Quindi come obiettivo quest’anno avevo quello di fare una preparazione Xc e fare gare vicino a casa utilizzando una bici elettrica, una Haibike Sduro da 100 mm di corsa con ruote da 29” e doppia corona davanti.
Io sono tre anni che uso solo 29”.
Quando il Superenduro ha messo dentro questa categoria ho deciso di aderire, montando una forcella Formula da 150 mm.
E devo dire che utilizzando una e-bike mi sono sentito molto più onesto nei confronti di questo sport perché non c’era più bisogno di furgonare, di inquinare e di “asfaltare” le Speciali.

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Giorgio Righi

E sono arrivato a vedere le e-bike come mezzi da enduro molto di più di quanto pensassi.
Tanti mi dicono che “le e-bike non sono delle bici e che non si fa fatica” e io vorrei rispondere loro che non conta aver provato una bici elettrica intorno a un negozio o sul lungomare, ma serve di farci una gara per capire cos’è veramente.
Fa molto più mountain bike chi usa una e-bike di chi “furgona”.
Io, per dire, sono andato a Massa Marittima il venerdì e ho provato due volte la Ps3, due volte la Ps5, tre volte la Ps4 e un’altra mezza volta la Ps5.
Con una e-bike tutto questo diventa più naturale e si inquina di meno.
In gara a Massa Marittima ho avuto qualche problemino con le ruote, ma fortunatamente le Speciali era abbastanza flow e non c’era molto scassato.
Ho centrato la posteriore un paio di volte e ho usato gomme esagerate, cioè le Maxxis Minion Super Tacky da 2,5” davanti e dietro.
La bici elettrica consuma tanto la gomma dietro.
Dopo due giorni di prova ho finito la posteriore e ho messo una Schwalbe Magic Mary dietro.
Se conosci il percorso, la ruota da 29” è un vantaggio secondo me.
La bici è bella stabile, anche se non riesci a fare passaggi come i bunny hop perché devi essere molto preciso (altrimenti spacchi tutto) e con una bici con gomme così larghe e così pesante quando sei a una velocità prossima ai 25 all’ora diventa difficile rilanciare perché il motore non spinge più.
Con una bici da enduro normale sarei andato più veloce domenica, perché i rilanci sarebbero stati più facili.
E allora mi chiedo: perché non fare anche una Ps al rovescio, cioè in salita?

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Giorgio Righi

E perché non fare dei trasferimenti con tempi più tirati in modo da mettere in gioco anche la variabile “gestione della batteria”?
Io ho chiuso con un 52% di batteria rimanente a fine gara, tanto per dare un’idea.
Comunque farò anche altre gare con la e-bike, utilizzando modelli con 150 mm di escursione».

Enrico Guala, membro dello staff del Superenduro, prima del via mi aveva detto chiaramente che la categoria e-bike era un esperimento (di cui andavano giustamente fieri) e che loro stessi dovevano capire, tramite i feedback dei concorrenti, come eventualmente correggere il tiro.
E’ stata una scelta coraggiosa, ma da qualche parte si doveva pur cominciare a parlare di e-bike da enduro.

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Enrico Guala

In Francia esiste la categoria da qualche anno e i numeri di partecipazione sono incredibili (fino a 200 partenti “elettrici”).
In Italia abbiamo appena iniziato, ma se non altro abbiamo iniziato con il piede giusto, cioè inaugurando la categoria e accogliendo a braccia aperte i pareri dei concorrenti.
Insomma, il debutto agonistico delle e-bike (in questo caso da enduro) ha già sollevato una serie di domande e svelato possibili strade per il futuro di questa categoria.
Proviamo ad elencarle:

1 – Il limite dei 25 km orari per l’assistenza è troppo basso al punto che in alcune situazioni (ad esempio quando si esce di curva a velocità intorno ai 25 all’ora o quando ci si trova su un tratto da pedalare) le e-bike diventano dure da rilanciare (il motore oppone resistenza alla pedalata) e da accelerare.
Quali sono le soluzioni possibili? Elevare il limite di velocità fra i 30 e i 35 km orari (tramite un’impostazione da utilizzare solo in gara) oppure creare dei percorsi ad hoc per le e-bike.
La seconda opzione è di più facile attuazione (per quanto comunque impegnativa) perché non ha impatti a livello legale e in termini di normative e Codice della Strada.

2 – Speciali “al rovescio”: c’è chi sostiene che l’enduro, essendo una specialità gravity, non possa avere delle Speciali in salita, ma è anche vero che le e-bike sono tutt’altra cosa.
Perché quindi non pensare a delle Speciali “al rovescio” con fondo ripido e tecnicamente impegnativo, solo per la categoria e-bike?

3 – Fattore batteria: come suggerito da Giorgio Righi, perché non accorciare i tempi di trasferimento per mettere in gioco anche il fattore “gestione batteria”?

4 – Controllo dello “speed up”, ovvero dell’eliminazione del limite di velocità del motore elettrico: me lo sono chiesto durante la gara con altri concorrenti.
Ci sarà un giorno un controllo a fine gara sull’eventuale manomissione del software di gestione del motore?
Alla gara di Massa Marittima questo aspetto era ben poco avvertito, perché si trattava a tutti gli effetti di un evento inaugurale, ma andando avanti, aumentando il livello e il numero di concorrenti, diventerà un dettaglio non trascurabile.
Enrico Guala, interpellato in merito, ha precisato che è una tematica che non stanno sottovalutando e che al momento opportuno lo staff del Superenduro entrerà in azione.

Concludo con un invito a tutti i possessori di e-bike (specialmente quelli con bici a lunga escursione) di provare a partecipare a una delle prossime tappe del Superenduro.
La competizione c’è, ma è lo spirito goliardico a prevalere.
La categoria e-bike è appena nata (qui il racconto di gara vissuto da dentro) e la sua evoluzione sta per iniziare.

Simone Lanciotti

Salve, mi chiamo Simone Lanciotti... e sono un appassionato di mountain bike come voi. Qualche anno fa, beh, ormai 5 anni fa, ho provato la prima e-Mtb e si è aperto un mondo. Sono convinto che siano un'alternativa alle Mtb che potenzialmente riguarda tutti i biker. Il mio lavoro (e quello dello staff di eBikeCult che dirigo) è raccontarvi la loro evoluzione, come usarle al meglio e come vanno sui sentieri. Di seguito potete trovare tutti gli articoli firmati dal sottoscritto. Simone Lanciotti