Ezio Baggioli, l’autore della storia che state per leggere, è un biker appassionato da diversi anni (o decenni…) e che ha scoperto in tempi non sospetti le gioie della pedalata assistita su una Mtb.
Verso la fine di settembre ha affrontato, in sella a una Specialized Turbo Levo Fsr, uno dei percorsi più suggestivi (e anche meno battuti) del Piemonte, in provincia di Verbania, all’interno del Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero.
Questo è il suo racconto…
SL
Ci sono giorni che non puoi mancare.
Giorni che ti riconciliano con la bici, dopo che un venerdì qualunque ha fatto scivolare il tuo ego sotto le tacchette dei pedali: un inconveniente meccanico ci ha inibito una traversata Appenninica di tre giorni, ma un piano B, prima di rientrare alla base, ce lo siamo regalati lo stesso nel tempo di ri-caricare le biciclette sul furgone.
Abbiamo deciso di pedalare fino all’Alpe Forno Inferiore per testare su un percorso impegnativo il nuovo Sram EX1, io nel ruolo di Giannizzero…
La gita si snoda nel parco naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero.
L’Alpe Devero è un parco regionale situato in Piemonte, nella parte più settentrionale della Val d’Ossola, provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
È facilmente raggiungibile da Milano tramite la A26 ed è una meta molto popolare per gli escursionisti e sci-alpinisti, visto che le cime superano facilmente i tremila metri e poiché non possono circolare auto o mezzi a motore non autorizzati e la speculazione edilizia è stata fermata prima che potesse nascere.
Il Devero è un luogo unico nelle Alpi, magico per paesaggi e sapori: qui nasce il Bettelmatt, uno dei formaggi più raffinati che il nostro Paese sa offrire.
Ecco, questo è uno di quei giorni che ci rimette di buon umore…
L’itinerario scelto rientra nel ciclo alpinismo: le forti pendenze, che fanno soffrire i possessori di bici “muscolari”, sono terreno ideale per le nostre e-bike, visto che le ultime due erte sono pressoché impossibili… ma a volte mi scordo che con le e-bike l’impossibile è a portata di pedale.
E’ uno di quei giorni che nascono radiosi: sole ed aria frizzante quanto basta, una pioggia da primo autunno nella notte ha donato un grip leggiadro al terreno.
Abbiamo lasciato le auto dopo l’ultima galleria prima del parcheggio e dopo il primo tratto asfaltato ormai pregno di auto parcheggiate, abbiamo raggiunto la piana dell’Alpe Devero dove una larga carrareccia si inerpica fino a Crampiolo, un piccolo nucleo di case recuperate all’antica bellezza, ai piedi della Rossa.
Oggi siamo in parità: due muscolari e due e-bike: fino a Crampiolo abbiamo scherzato, i ritmi blandi hanno accompagnato le nostre chiacchiere da antagonisti… ma ora la prima rampa al 25% mette in crisi i nostri “muscolari”.
Io opto per utilizzare solamente il 30% del motore (con una Specialized Turbo Levo Fsr, ndr) e salire in modalità Eco, convinto che possa evitarmi qualunque difficoltà.
A metà della rampa i nostri “compagnucci” la danno vinta alla salita, il terreno si fa sempre più ostico, mentre Gianni sembra non patire e se ne va scomparendo dietro la curva.
Io salgo mantenendo una cadenza regolare e leggera, mi faccio accompagnare dagli pneumatici da 3,0” pollici che si spalmano sul terreno garantendomi una presa ferrea, incurante di gradini o sfasciume: mi sto godendo l’ostacolo…
Dopo un’altra rampa velenosissima arriviamo a sfiorare le rive del lago del Devero, un lago artificiale che alimenta la centrale elettrica che domina l’ingresso a valle. I colori di inizio autunno sono una declinazione di gialli e rossi in evoluzione, il silenzio viene interrotto dai fischi d’allarme delle marmotte in pre-letargo, mentre noi affrontiamo una serie di rampe taglia-garretti che si fanno interrompere da un paio di discese di alleggerimento.
Ma non ti fa respirare l’ascesa: adesso inizia il tratto più ignorante che ci porterà all’Alpe Forno inferiore, dove la salita terminerà.
Dopo un dolce avvicinamento lungo una valle erbosa trapuntata di rododendri e marmotte sentinella, sotto lo sguardo dello Scatta Minoia, il gioco si fa veramente duro… ma siamo pronti. Io mi son messo come obbiettivo di non scendere di sella e pedalare tutte le rampe.
Peccato che oltre la pendenza, il fondo è veramente in condizioni precarie: sgonfio ancora un poco la gomma e mi lancio alla conquista dell’Alpe… inseguendo sempre Gianni che con l’EX1 si permette cambiate impossibili.
Onestamente lo invidio, io devo anticipare i cambi di rapporto, lui lo fa sotto sforzo… mentre i nostri “muscolari” stanno spingendo da tempo ormai.
Qui ci giochiamo il minimo consumo della batteria e i passaggi a zero come nel trial sugli ostacoli.
Merito della geometria del telaio, della bontà della sospensione e delle “gomme ciccione” (l’aiuto del motore non lo dimentico), supero tutto ed arrivo alle malghe dell’Alpe Forno accompagnato da un venticello che non vuol arrendersi all’autunno.
Qui siamo dove nasce il Bettelmatt e, sognando di mangiarne una fetta, ci nutriamo di una barretta ai cereali… non è la stessa cosa ma abbiamo prenotato il pranzo a Crampiolo, quindi non siamo tristi… ora si inizia a giocare!
Dopo la durissima salita di quasi 1000 m di dislivello, ci inoltriamo in una torbiera costellata di piccoli laghetti pedalando in falso piano, fino a raggiungere un colletto che dà inizio al tratto di discesa.
Da qui uno dei paesaggi più intensi di tutte le Alpi: lanciandosi lungo il sentiero mi pare di tuffarmi nel lago dal blu glaciale che sta sotto di noi. La discesa è impegnativa, un cocktail di guida trialistica con attraversamento di torrenti e traversi mozzafiato sul lago.
Con attenzione, viste le barriere tagliacque presenti sul sentiero, si innesca un valzer tra curve e rododendri, radici e granito sincero fino ad un ponticello che ci porta ad un bivio: Alpe Sangiatto con un tratto di 200 m in salita oppure il sentiero che scende fino alla diga, che io adoro ma decisamente impegnativo con passaggi che potrebbero fare la gioia di Hans Rey.
Quindi per par condicio si va a Sangiatto: un sentiero che come un sonnacchioso anaconda si nasconde tra l’edera ed i rododendri sfumando in una vallata creata dalla morena glaciale.
I colori ci accompagnano e cullano tra una curva ed un appoggio, l’arenaria lascia lo spazio ad una terra bruciata che si perde nei prati verdi punteggiati dagli spinaci selvatici.
Procediamo senza sforzo, salvo dover spingere (succede anche a noi) per superare un gruppo di roccette assassine nemiche dei movimenti centrali.
Ora siamo a Sangiatto, alpe in testa all’omonima valle e riprendiamo a scendere: qui si trova una “jeeppabile” che conduce rapida e ripida a Crampiolo, ma noi abbiamo un senso per i single track… quindi ci infiliamo in un sentiero che inizia in mezza costa invitandoci a pennellare le traiettorie, per poi inasprirsi e superando tratti esposti ci fa giocare una serie di jolly alla gabbia del cambio.
Ma la sicurezza che la e-bike mi regala, mi consente di trovare linee molto… creative.
Sembra non finire mai, ma ormai siamo in vista del rifugio dove abbiamo prenotato il pranzo. Siamo tornati nella domenica qualunque, dopo aver goduto dei silenzi (non i miei ndr.) di un giorno speciale.
Dopo aver mangiato un ottimo pranzo ed un acquisto non incauto di Bettelmatt, abbiamo ripreso la discesa lungo il sentiero che vien chiamato “Canada”: in realtà è il sentiero pedonale che attraversa un maestoso bosco di abeti, scivolando verso valle con un dolce bailamme di rocce sincere, salti, gradinate ed appoggi su terra… un blues prolungato, con assoli da urlo.
Ma non vogliamo scendere, ora che siamo arrivati al Devero, lungo l’asfalto.
Gianni si proietta lungo una rampa e prendiamo il sentiero che porta a Goglio, erboso e morbido: raggiunta la balconata che domina la valle sottostante, ci avvitiamo nel cavatappi lastricato e in pochi minuti raggiungiamo l’ultimo tratto guidato nel bosco, che ci porta, dopo aver attraversato un ponticello sul fiume sotto la cascata, alle auto.
Game over!
Questo è uno di quei giorni che ti fan venire voglia di risalire in sella subito. Peccato che ho solo il 42% di batteria rimasta…
Se volete provare anche voi il giro sull’Alpe Devero di Ezio e i suoi compagni, qui potete scaricare la traccia Gps.