Scommetto che capita anche a voi di restare imbambolati ad ammirare-contemplare la vostra bici dopo una gara, per guardare i segni che riporta, per vedere dove si è posata la polvere, le gocce di sudore, la catena secca e impolverata, le gomme segnate dalle rocce, i pedali “piallati” da un impatto con il terreno…
Insomma, nulla di speciale, ma allo stesso tempo un momento davvero speciale per ogni appassionato.
E se la gara, in questo caso la penultima prova dell’E-Enduro a Varazze (foto sopra), si è conclusa con soddisfazione e senza inconvenienti meccanici allora la soddisfazione è ancora maggiore.
La bici che ho usato ieri, la Specialized S-Works Turbo Levo Carbon (qui tutti i dettagli tecnici della nuova serie), è una bici fuori dal comune ed è difficile che, guardandola, si rimanga indifferenti.
Ed è proprio quello che è successo anche a me, lo confesso, dopo la giornata di ieri.
Domenica notte, tirandola fuori dall’auto, vuoi la stanchezza, vuoi il buio, non l’ho guardata con attenzione.
Ero stanco, lo confesso, soprattutto per il viaggio.
Beh, ieri mattina mi sono accorto di quale bici avessi fra le mani e, oggi, a distanza di un paio di giorni dalla gara, ho realizzato che questo mezzo merita di essere raccontato un po’ meglio.
Non lascia indifferente neanche me, lo ammetto.
La prima cosa che ho fatto è… non lavarla, ma lasciarla così per un paio di foto, per mostrarvi quello che ho visto io stamattina, con la luce di una mattina di ottobre, nel giardino.
Poi, dopo averla fotografata (e ammirata) ho pensato che fosse arrivato il momento di toglierle i pedali e la borraccia e di pesarla, per capire quanto il dato dichiarato da Specialized fosse realistico.
Ebbene la solita bilancia ParkTool ha detto 20,73 Kg, in taglia L, con la camera d’aria nella gomma posteriore e la nuova batteria da 700 Wh.
E’ vero che ci sono molti componenti super leggeri e super raffinati che portano, fra l’altro, il prezzo a una cifra iperbolica (10.999€), ma è anche vero che Specialized l’ha allestita pensando che poi, una volta acquistata, l’utente non dovesse avere alcuna necessità di cambiare questo o quel componente perché troppo leggero o poco adatto a un uso impegnativo.
La gara di Varazze ha dimostrato che l’allestimento è perfetto anche per un uso agonistico.
Forse, anzi, sicuramente un ammortizzatore a molla funzionerebbe anche meglio, ma in quel caso andiamo verso un orientamento più enduro.
Che comunque è ben supportato dalla nuova Specialized Turbo Levo.
Ok, detto ciò lascio parlare le immagini…
In base all’angolazione dalla quale la si guarda e in base all’illuminazione che riceve, la colorazione del telaio passa da verde metallizzato……a viola, come si vede sulla parte superiore del top tube. Qui in bella evidenza la costruzione Side Arm del telaio con posizionamento decentrato dell’ammortizzatore
La scritta S-Works la si ritrova solo sul tubo obliquo. Che è tornato ad essere un tubo, con grande vantaggio sulla leggerezza e la solidità generale del telaioSì, forse domenica, in gara, un ammortizzatore a molla avrebbe dato prestazioni migliori, ma nel complesso l’unità Fox ad aria è tarato davvero beneUn elemento chiave della sospensione FSR di Specialized: il rocker arm, o leveraggio superiore, è realizzato in modo da massimizzare rigidità torsionale e leggerezzaE’ sempre lei, ma ogni anno è sempre più raffinata. Parliamo della sospensione Specialized FSR, acronimo di Future Shock RearVicino al fondocorsa, ma volendo si poteva osare di più con il Sag. Il valore che ho scelto, però, mi ha permesso di alzare un po’ il movimento centrale da terra, evitando che i pedali colpissero rocce e sassi in salita. Perché in salita, nelle Speciali, si doveva pedalare. E anche forte…
La protezione per il fodero basso destro, anche nota come batticatena, è identica a quella della Stumpjumper e anche sulla Turbo Levo fa il suo dovere in modo egregio
Il guidacatena, piccolo e ancora più efficace, è stato rivisto e perfezionato. E in gara ha funzionato bene, contrariamente a quanto accadde 2 anni fa nella gara di Superenduro a Massa Marittima, sempre in sella a una Specialized Turbo Levo
La catena Sram specifica per 11v e di livello XX1 è stata una garanzia. Le cambiate non sono fluide e silenziose come accade con lo Sram Ex1, ma la leggerezza e la spaziatura dei rapporti è molto migliore. Nel complesso funziona molto bene, anche su una e-MtbI pedali Shimano Saint sono massicci, larghi e ultra solidi. I pin aiutano la scarpa a non scivolare quando non si riesce ad agganciare il pedale e sono specifici per un uso gravity. E si vede…E’ possibile decidere l’altezza dei pin aggiungendo o togliendo uno spessore per personalizzare la presa fra scarpa e pedale.
Sulle e-Mtb servono pedali massicci e molto molto robusti, perché quando si va in salita capita di non poter smettere di pedalare per questioni di equilibrio e di velocità e non si riesce ad evitare il contatto pedale-terreno. O pedale-roccia, come nel caso della foto.
Le pedivelle in fibra di carbonio Praxis da 165 mm mi hanno richiesto di alzare di mezzo centimetro la sella, essendo io abituato a quelle da 175 mm. La regola dice di alzare la sella di 1 cm (dato che è proprio un 1 cm la differenza di lunghezza delle pedivelle in questione), ma ho preferito tenere un po’ più bassa la sella, per facilitare l’azione sui pedali nelle Speciali
Specifica per e-Mtb, con steli a spessore costante per avere maggiore solidità e precisioneRoba da smanettoni la forcella Fox 36 Factory Grip 2, ma tanta goduria in discesa. Ne abbiamo parlato a fondo su MtbCult
Una delle principali novità della nuova Turbo Levo è il TCU, ossia il comando-display minimale che permette di gestire il livello di assistenza e di visualizzare lo stato di carica della batteria. Semplice e sempre ben leggibile.La batteria è nascosta ancora meglio che in passato. Potete vedere il “punzone” posizionato sopraL’attacco manubrio Deity Copperhead da 50 mm è compatibile con manubri da 31,8 mm di diametro
Un netto salto in avanti per le gomme Specialized Butcher da 2,6″. La spalla ora è più solida e la mescola ben tarata, ma sulle rocce di Varazze hanno pagato pegno. Colpa di una pressione bassa, anche se di poco. In gara, con 2,2 bar e una guida molto concentrata, hanno resistito molto beneIl grip è prima di tutto merito loro e della loro forma, spaziatura e altezza. Sulle gomme abbiamo scritto un articolo molto approfondito che vi invito a leggereLa terra, la polvere e i vari microscopici detriti che solleva la ruota anteriore finiscono tutti lì, sopra i parapolvere, ma inevitabilmente riescono ad entrare anche dove non dovrebbero. Ecco perché alla prossima uscita il parapolvere dovrà essere pulito con un panno, appena bagnato di acqua. Stesso discorso sull’ammortizzatore.L’ingombro laterale, seppur con battuta Boost, è abbastanza contenuto, grazie al perno passante di tipo bolt-on
Questa tabella l’ho guardata non so quante volte in gara. E alla prima Speciale, fra domande, chiacchiere e risate, sono partito con un guanto infilato a malapena… ??Il comando remoto per la gestione dell’assistenza è davvero ben fatto. Specialized è arrivata per ultima a proporlo sulla piattaforma Turbo, ma è riuscita a diventare subito un riferimento, insieme al comando Shimano StepsI freni Sram Code RSC con dischi da 200 mm sono una garanzia. E sembrano non soffrire dei problemi che affliggono il sistema idraulico dei Guide.
Dall’ultima volta che ho gareggiato con una e-Mtb ne è passata di acqua sotto i ponti…
La tappa inaugurale del Superenduro 2016 fu un momento importante per il settore e-Mtb, ma in quell’occasione non c’era un percorso dedicato.
E proprio in quell’occasione se ne sentii subito la necessità. Leggete il report di quell’esperienza
Bene, la Specialized S-Works Turbo Levo è di nuovo al sicuro e a breve verrà messa di nuovo alla frusta, soprattutto per capire cosa si può fare con una batteria da 700 Wh e con una gestione dell’assistenza così ampiamente personalizzabile.
Restate connessi…
Salve, mi chiamo Simone Lanciotti... e sono un appassionato di mountain bike come voi. Qualche anno fa, beh, ormai 5 anni fa, ho provato la prima e-Mtb e si è aperto un mondo.
Sono convinto che siano un'alternativa alle Mtb che potenzialmente riguarda tutti i biker.
Il mio lavoro (e quello dello staff di eBikeCult che dirigo) è raccontarvi la loro evoluzione, come usarle al meglio e come vanno sui sentieri.
Di seguito potete trovare tutti gli articoli firmati dal sottoscritto.
Simone Lanciotti